Nella vita di tutti giorni, a casa, al lavoro, ma soprattutto in auto, sulle due ruote, o durante la pratica sportiva, può capitare di subire dei traumi in cui viene coinvolto il viso, e spesso anche i propri denti. Questi sono traumi che possono comportare la frattura, la mobilità o l’avulsione dei denti interessati.
I traumi dentali rappresentano un capitolo importante dell'odontoiatria in quanto spesso si deve intervenire prima in emergenza, poi con il trattamento vero e proprio, che potrà permettere di salvare i propri denti con la terapia più adatta, come nel caso di una ricostruzione in materiale estetico, fino ad una terapia protesica o anche implantare.
Come si riconosce un trauma dentale?
La persona che ha subito un trauma può presentarsi con delle ferite al viso o in zona periorale. Osservando poi in bocca potremmo riscontrare:
Dato per scontato che il soggetto interessato non abbia subito traumi gravi riguardanti anche altri apparati, per prima cosa bisogna occuparsi di eventuali ferite che sanguinano sul viso e nella zona periorale e tamponarle, possibilmente con delle garze, o in mancanza, con un fazzoletto pulito.
Solo successivamente bisogna occuparsi dello stato dentale ed individuare probabilmente uno o più denti rotti o mancanti.
Dall’intensità del trauma dipenderà la gravità del danno a carico degli elementi dentari.
Se è possibile, è necessario recuperare eventuali frammenti dentali.
Se il dente recuperato è completamente integro va toccato solo dalla parte della corona, senza toccare la radice; i denti recuperati non devono essere trattati con liquidi disinfettanti, ma devono essere messi al più presto in un contenitore con della soluzione fisiologica; in emergenza può essere sufficiente anche del latte.
A causa del trauma, gli elementi dentari potrebbero subire i seguenti danni:
Spesso gli elementi dentari interessati sono quelli anteriori, con notevoli implicazioni dal punto di vista estetico.
Sarà l’odontoiatra che dopo una visita, test di vitalità e radiografie dei denti interessati, valuterà tempi e modi di intervento.
Nel caso di fratture in cui non vi è il coinvolgimento pulpare, la terapia consiste in una ricostruzione più o meno estesa con del materiale composito estetico.
Purtroppo un coinvolgimento della polpa vitale del dente, spesso costringe l’odontoiatra anche ad eseguire una terapia endodontica, ossia la devitalizzazione del dente.
Nel caso si riesca a mantenere vitale il dente, bisogna ricordare che spesso l’esito del trauma può comportare la morte della polpa anche a distanza di alcuni mesi, per cui sarebbe utile eseguire dei test di vitalità e radiografie di controllo regolarmente.
Quando la frattura coinvolge anche la radice vi può essere la necessità di ricorrere ad un appropriato intervento chirurgico per il recupero del dente (intervento di allungamento di corona).
In alcuni casi può essere valutata anche una soluzione protesica con una corona in oro-ceramica o in zirconio, per completare il recupero estetico e funzionale del dente.
Nel caso di avulsione del dente si potrebbe tentare un reimpianto nella sua sede, immobilizzandolo ai denti adiacenti, e seguito a distanza di 2/3 settimane da una cura endodontica.
Soltanto quando il dente è irrecuperabile si procede alla sua estrazione e in quest'ultimo caso l’utilizzo di un impianto sarà la procedura più adatta.
Nel caso uno o più denti abbiano subito un trauma l’odontoiatria moderna ci permette varie soluzioni:
Si può fare prevenzione nei traumi dentali?
Nel limite del possibile sì:
Rivolgetevi ad un odontoiatra di fiducia, ricordando che affidarsi a professionisti competenti è di primaria importanza per ottenere risultati estetici e funzionali di qualità, ma anche duraturi nel tempo.
Quando manca l’osso, come nel caso di gravi atrofie, risulta difficile e talvolta impossibile posizionare degli impianti tradizionali.
Una possibile soluzione arriva dalla Moderna Implantologia e più precisamente dagli Impianti Zigomatici, che talvolta possono evitare interventi più complicati come l’innesto osseo.
Per posizionare degli impianti dentali è necessario uno spessore dell’osso mascellare sufficiente, affinché gli impianti possano essere stabili e sostenere le protesi dentarie.
Nei casi in cui l’osso residuo, per varie ragioni, non sia sufficiente, si può rimediare tramite 2 opzioni.
Il principale vantaggio offerto degli impianti zigomatici è la drastica riduzione dei tempi di attesa: dopo aver posizionato un impianto è necessario attendere la cosiddetta osteointegrazione, ovvero il consolidamento della tenuta tra osso e impianto, che tradizionalmente richiede dai 3 ai 12 mesi.
Gli impianti zigomatici, invece, si integrano molto più rapidamente degli impianti classici. Questa soluzione può permettere infatti di effettuare un carico immediato, ovvero il posizionamento di impianti e protesi a brevissima distanza di tempo, in virtù della compattezza e tenuta dell’osso zigomatico.
Certamente! Gli impianti zigomatici, grazie alla loro tenuta, sono ideali per posizionare una protesi fissa.
Fino a pochi anni fa, nei casi di grave atrofia dell’osso mascellare, la dentiera mobile rappresentava l’unica opzione.
Oggi, invece, grazie agli impianti zigomatici, il problema è facilmente risolvibile ed è quindi possibile scegliere di mettere una protesi fissa.
Solitamente la protesi fissa su impianti zigomatici viene consegnata nell’arco delle 48 ore; ovviamente ogni singolo caso deve essere attentamente studiato e valutato dall’odontoiatra che eseguirà l’intervento.
Assolutamente no. L’intervento di posizionamento degli impianti viene effettuato sotto anestesia locale.
L’anestesia garantisce l’assoluta assenza di dolore per tutta la durata dell’intervento.
Nei primi giorni dopo l’intervento è frequente il gonfiore e l’insorgere di una dolenzia diffusa della zona interessata. Tali effetti collaterali sono ben controllabili tramite l’uso di farmaci antinfiammatori ed eventualmente copertura antibiotica, che verranno prescritti dall’odontoiatra al seguito dell’intervento.
Oltre alle istruzioni inerenti la cautela durante la masticazione, è necessario attenersi scrupolosamente alle istruzioni sull’igiene orale che devono essere consegnate dall’igienista al paziente, in forma scritta, prima dell’intervento. (link istruzioni igiene orale columbus bridge)
Come ogni intervento di implantologia, esistono rischi legati soprattutto alla possibili lesioni ai nervi, che possono provocare disturbi transitori o permanenti. Tali lesioni possono provocare alcuni sintomi, tra i quali un formicolio della zona del volto a lato del naso (parestesie).
Per ridurre la probabilità che tali complicanze si verifichino è fondamentale affidarsi ad un chirurgo e ad un'equipe con grande esperienza.
Si, ovviamente, data l’importanza dell’intervento, l’equipe chirurgica deve poter garantire, oltre che la massima sterilità, anche delle attrezzature adeguate, ed avere grande esperienza tecnica e professionale.
Gli impianti zigomatici possono rappresentare una soluzione eccellente per posizionare impianti anche in casi di importante atrofia dell’osso mascellare. Inoltre presentano il vantaggio di garantire una tenuta superiore rispetto agli impianti tradizionali e permettono di posizionare la protesi fissa in tempi brevi.
Come tutti gli interventi di implantologia e protesi, ogni situazione clinica deve essere attentamente valutata dall’odontoiatra, il quale deve prendere in considerazione tutte le possibili alternative terapeutiche e discuterle insieme al paziente per trovare la soluzione migliore.
Se sai di soffrire di atrofia ossea o sai di non poter affrontare interventi di implantologia a causa di un osso mascellare troppo sottile, chiedi informazioni riguardo gli impianti zigomatici al tuo odontoiatra.
Gli impianti dentali sono un argomento del quale si sente parlare molto spesso, ma sul quale purtroppo vengono anche fatte molte semplificazioni o esagerazioni. Vediamo più nel dettaglio cosa sono gli impianti dentali e quando possono essere una soluzione ai problemi dei pazienti.
Un impianto dentale è una vite che, inserita nell’osso mascellare o mandibolare, sostituisce la radice di un dente mancante.
L’impianto viene applicato mediante un intervento chirurgico e, grazie al fenomeno dell’osteointegrazione, si integra nell’osso acquisendo grande stabilità.
Questa vite viene utilizzata come pilastro per sostenere la struttura protesica (corona, ponte, toronto) volta a sostituire i denti mancanti.
L’obiettivo della terapia implantare è quindi sostituire denti mancanti: quando un dente viene estratto è importante rimpiazzarlo in tempi brevi. Il motivo è che una bocca con dentatura completa lavora meglio, affatica meno muscoli e le articolazioni e ovviamente è più bella.
Se un dente non viene sostituito è probabile che i denti adiacenti e antagonisti cambino posizione inclinandosi, rendendo meno efficiente la masticazione, più difficile la pulizia e aumentando quindi il rischio dell’insorgenza di nuove patologie.
Il materiale di cui sono composti gli impianti dentali è una lega di titanio, che, essendo assolutamente biocompatibile, non può dar esito a fenomeni avversi, come nel caso del rigetto.
Chi si sottopone all’intervento implantare deve essere in buone condizioni di salute generale ed orale. In particolare dovranno essere attentamente valutate eventuali patologie sistemiche (ipertensione, diabete, …), così come malattie della bocca come la parodontite (controindicazione alla terapia implantare);
nel caso siano presenti dovranno essere messe sotto controllo prima della terapia implantare.
E’ importante sottolineare che molte delle patologie che riguardano la bocca possono portare ad un fallimento precoce degli impianti.
Gli ultimi aspetti da valutare sono la disponibilità di osso con volume e qualità adeguati e di gengiva adatta: infatti se qualcuno di questi non fosse conforme esistono interventi per correggere i difetti e portare il sito implantare alle caratteristiche volute.
Il risultato della terapia implantare, previa adeguata pianificazione e affidamento ad un professionista esperto, è davvero eccellente e con altissime percentuali di successo. La corona supportata dall’impianto assomiglierà in tutto e per tutto ad un dente naturale restituendo funzione ed estetica alla bocca.
Approfondimenti: controindicazioni alla terapia implantare, come far durare gli impianti, alternative agli impianti, impianti e parodontite, durata terapia implantare (da carico immediato a impianti in osso rigenerato).
La Parodontite (piorrea) è una malattia che coinvolge l’osso e le gengive che sono a sostegno dei denti. Qualora trascurata può comportare numerosi disagi, tra i quali sanguinamenti delle gengive, instabilità dei denti fino, eventualmente, alla loro perdita.
La parodontite è una malattia che, se diagnosticata precocemente, può essere sanata con eccellenti risultati.
Per questo motivo la diagnosi della parodontite è un aspetto fondamentale della visita dal dentista.
Talvolta è il paziente stesso che, accorgendosi del sanguinamento gengivale, dell’alito cattivo o della mobilità di qualche dente richiede al dentista una visita per valutare la parodontite. Il più delle volte però il paziente non ha la percezione di essere ammalato e la diagnosi deriva quindi da una visita generica o di controllo.
La diagnosi di parodontite avviene in due passaggi:
La Parodontite è una malattia che presenta diversi fattori di rischio, tra cui malattie sistemiche come il diabete e l’abitudine al fumo, dei quali bisogna essere a conoscenza per poter comprendere la malattia ed impostare correttamente la terapia.
La cartella parodontale è l’esame principale durante il quale vengono raccolti numerosi parametri come il sondaggio parodontale, l’indice di placca, l’indice di sanguinamento, la mobilità dentale. Rispetto al PSR, la cartella parodontale richiede più tempo per essere completata: in tal caso diventa spesso necessario un appuntamento specifico dedicato.
Per la corretta diagnosi di parodontite sono necessarie delle radiografie endorali in numero variabile a seconda del numero di denti e dell’entità della malattia. Non sostituibili con la radiografia panoramica che non fornisce il dettaglio sufficiente.
Una volta eseguiti questi esami, il dentista avrà tutte le informazioni necessarie per formulare una precisa diagnosi e anche gli elementi per impostare una corretta terapia.
La diagnosi di parodontite è quindi frutto dell’analisi di diversi aspetti e, prima viene diagnosticata la parodontite, migliori sono le prospettive di terapia.
L' igienista dentale deve essere il personal trainer della nostra salute orale.
Stabilire un ottimo rapporto di collaborazione con il proprio igienista dentale ci permetterà di ottenere una bocca sana e un bel sorriso per tutta la vita.
Nei capitoli precedenti abbiamo approfondito :
Espresso il concetto di profilo di rischio individuale per le malattie della nostra bocca, è fondamentale comprendere come il rischio individuale possa essere migliorato/abbassato durante il percorso di prevenzione attuando le indicazioni prescritte suggerite dall'odontoiatra.
Sarà molto utile per il paziente porre all'igienista dentale domande ben precise e sarà compito dell' igienista in relazione alla vostra precisa condizione individuale rispondere esattamente per aiutarvi nella prevenzione.
Si è voluto evidenziare come una moderna ed efficace prevenzione delle malattie oro/dentali debba essere programmata individualmente su ogni paziente.
Saranno infatti le precise condizioni individuali a determinare il più idoneo programma di prevenzione "su misura“. Sarà la buona collaborazione fra paziente, odontoiatra ed igienista dentale a dare il successo.
Il successo in prevenzione odontoiatrica si realizza con la correzione dei fattori di rischio delle malattie orali/dentali, dal carcinoma orale alla carie dentale e alla piorrea/parodontite. In pratica bisogna attuare un'ottima igiene applicando le precise tecniche consigliate (dopo un po' l'abitudine diventa un piacere). Non fumate, state attenti alla dieta, praticate un po' di attività aerobica e favorirete una buona espressione del vostro sistema immunitario.
La tasca parodontale come segno di malattia dell'organo di sostegno del dente, il parodonto.
La tasca parodontale è uno spazio percorribile da un'apposita e sottile sonda millimetrata (sonda parodontale) introdotta con delicatezza nel solco gengivale e utilizzata durante la visita odontoiatrica per la valutazione diagnostica del parodonto.
Nel caso di un parodonto sano, la sonda entra nel solco senza dolore e senza provocare sanguinamento per un massimo di 2-3 mm. Nel caso scendesse più in profondità (valori di sondaggio maggiori), potremmo trovarci davanti ad una patologia del parodonto.
Le radici dei denti sono fissate alle ossa mascellari tramite il parodonto, un insieme di tessuti costituito principalmente da:
Le cause che possono portare ad un danno del parodonto e quindi all’instaurarsi di un tasca parodontale sono molteplici:
Nel momento in cui tale infiammazione non venga risolta e curata con la rimozione di placca e tartaro, potrebbe portare alla distruzione del parodonto con formazione della tasca parodontale laddove il parodonto è più spesso, o di ritiro gengivale dove è più sottile (recessione della gengiva con scopertura della radice dentale).
La tasca parodontale nei tessuti spessi e la recessione della gengiva nei tessuti sottili sono le risultanti anatomiche diverse della stessa malattia: la parodontite.
La tasca parodontale è diagnosticabile con una semplice sonda millimetrata: infatti non è altro che uno scollamento-distruzione dei tessuti di sostegno dentali, infetti e infiammati dalla presenza di placca batterica/tartaro.
Va quindi ricordato che la caratteristica principale della parodontite è la perdita di tessuti parodontali che hanno la funzione di sostegno del dente è per questa ragione che la parodontite in assenza di diagnosi e terapia è la principale causa di perdita di denti in età adulta.
La perdita dei tessuti di sostegno del dente (parodonto) e la profondità di sondaggio sono misurate in millimetri e sono variabili a seconda della gravità della malattia da 4/5 mm fino a 10 e più mm nei casi più gravi.
In questo articolo si è spiegato:
Nei prossimi capitoli vedremo in dettaglio la terapia delle parodontite e come ottenere la guarigione delle tasche parodontali.
La valutazione diagnostica del parodonto è uno degli obiettivi principali della visita odontoiatrica.
La Parodontite è l'infiammazione dei tessuti parodontali (parodonto), provocata dalla presenza della placca batterica e del tartaro.
Tale infiammazione/infezione del parodonto può causare la distruzione del parodonto stesso.
Il parodonto costituisce il vero e proprio organo di attacco/sostegno delle radici dentali ed é principalmente costituito dalla gengiva, dal legamento parodontale e dall'osso alveolare che circonda le radici dentali. (vedi paragrafo dedicato alla tasca parodontale).
Durante la visita odontoiatrica è compito del dentista valutare le condizioni di salute o malattia del parodonto in tutti i denti del paziente.
Lo strumento principale utilizzato durante la diagnosi è la sonda parodontale.
La sonda parodontale è un piccolo sondino millimetrato che, introdotto con delicatezza nel solco gengivale, permette di valutare la profondità (in millimetri) del sondaggio ottenuto.
Tale sondaggio va effettuato a 360 gradi nel solco gengivale di ogni dente presente nella bocca del paziente.
Sarà la precisa valutazione dei valori in millimetri di questi sondaggi che permetterà la diagnosi di salute o malattia del parodonto.
La SOCIETÀ ITALIANA DI PARODONTOLOGIA ( www.sidp.it ) raccomanda di effettuare lo screening della parodontite in tutti i pazienti tramite un apposito sondaggio parodontale completo, ma con registrazione semplificata, denominato Periodontal Screening and Recording (PSR) che permette in pochi minuti di fare una prima diagnosi di parodontite.
Se il comodo e veloce screening PSR indicherà la parodontite sarà compito del dentista approfondire la diagnosi con la compilazione della cartella parodontale completa in cui vanno inseriti:
In questo articolo dedicato alla diagnosi parodontale abbiamo illustrato:
Il bruxismo è spesso la causa dell’usura dentale e di dolori muscolo-tensivi della testa e del collo. La soluzione spesso è semplice: un bite.
Che cos’è il bruxismo?
Il bruxismo è una funzione prevista dal nostro organismo che consiste nel “digrignare” o “serrare” i denti.
Quando per varie ragioni questa funzione diventa eccessiva può trasformarsi in una patologia, arrecare danni e causare dolore alle strutture dell’organo masticatorio come i denti, i muscoli e le articolazioni temporo-mandibolari (ATM). In questo caso è necessario recarsi dal dentista per realizzare un bite, al fine di proteggere i denti e le altre strutture che possono essere danneggiate da tale fenomeno.
Di solito ci si sveglia la mattina con collo, mandibola e testa doloranti oppure si sentono schiocchi alle articolazioni temporo-mandibolari. Qualche volta sono i familiari dei pazienti che se ne rendono conto, poiché sentono la persona digrignare i denti la notte.
A questo punto è importante recarsi dal dentista e valutare l’entità della problematica; nel caso il bruxismo non generi nessun sintomo le visite di controllo periodiche sono importanti per controllare il consumo dei denti!
Sempre più spesso incontriamo pazienti sopra i cinquant’anni con denti sani da un punto di vista infettivo (quindi senza carie e con gengive in salute) ma con dentizione completamente usurata.
Nei nostri studi possiamo visitare il paziente per valutare lo stato del suo cavo orale e consigliare eventuali percorsi terapeutici, se ce ne fosse la necessità.
Sì, il bruxismo riguarda una buona parte dei bambini, soprattutto quelli caratterizzati da iperattività, al di sotto dei 5 anni. In genere il bruxismo infantile non comporta problemi di salute e scompare nella quasi totalità dei casi nel periodo adolescenziale.
Il bruxismo costituisce un fenomeno complesso. Nel 2013, un consensus internazionale ha definito il bruxismo come “un’attività ripetitiva dei muscoli della mandibola caratterizzata dal serramento o dal digrignamento dei denti e/o dalla pressione in posizione fissa della mandibola”.
Sono state identificate due manifestazioni del bruxismo:
Il bruxismo può generare un sovraccarico muscolare ed articolare (dell’ATM), motivo per cui può generare disturbi delle articolazioni. Il paziente può riferire dolori ai muscoli masticatori, limitazione all’apertura della bocca e rumori articolari. Possibili anche cefalee, sintomi auricolari e dolore ai denti, faccia e collo.
Quando non viene adeguatamente gestito, questo disturbo può portare ad una progressiva usura dei denti, fino a compromettere i tessuti gengivali. Proprio per questo, il bruxismo viene spesso individuato dal dentista, che osserva sui denti i danni causati da questo disturbo.
Bruxare, oltre a rovinare i denti, comporta un profondo deterioramento della qualità del sonno, con pesanti conseguenze sulle performance diurne e, più in generale, sul benessere e sul tono dell’umore.
Uno dei primi sintomi del bruxismo è la difficoltà ad aprire la bocca al risveglio. Molto comuni sono inoltre l’ipersensibilità dentale al freddo e al caldo, i dolori cronici all’articolazione della mandibola e la dolenzia cervicale.
Il bruxismo è abbastanza comune e varia tra 8% e 31% nella popolazione generale.
Di solito è un comportamento riferibile alla gestione dello stress, ma alcuni studiosi riferiscono altri fattori che possono determinarne la comparsa come una dieta scorretta, disturbi del sonno e problemi di postura.
Al bruxismo è attualmente attribuita un’eziologia multifattoriale, con cause di natura centrale e locale. Tra queste:
Il bite è un presidio medico. Chiamato anche “paradenti”, permette di proteggere i denti e di guidare la chiusura del morso.
L’occlusione dentale non viene considerata coinvolta nella genesi del bruxismo, ma questa svolge un ruolo nella gestione della posizione della mandibola e nel supporto all‘articolazione temporo-mandibolare. Per questo motivo il bite è in grado di gestire le problematiche del dolore muscolare e articolare, oltre che a proteggere i denti dall’usura.
Da un punto di vista ortopedico il bite può essere considerato un “tutore” in grado di proteggere le strutture durante la richiesta funzionale.
E’ un “apparecchietto” che si indossa di notte per proteggere i denti dall’abrasione causata dal bruxismo e per riposizionare la mandibola, rilassando i muscoli masticatori e le articolazioni temporo-mandibolari. Può essere messo nell’arcata superiore o inferiore, dipende dal paziente, e viene realizzato su misura.
Il bite si rivela estremamente utile nel contrastare il bruxismo e le malposizioni mandibolari, ma non dobbiamo dimenticare che agisce solo a livello sintomatico: se indossato regolarmente, impedisce l’abrasione dentale e riposiziona la mandibola, ma non agisce sulla causa che scatena la patologia in sé.
Il bruxismo comporta numerose patologie o disturbi, a partire dal danneggiamento dei denti fino a problemi muscolari ed articolari come cefalea e cervicalgia.
Se anche tu soffri di queste patologie, parlane con il tuo odontoiatra di fiducia: potrebbe essere un problema di bruxismo.
Quando la carie erode e distrugge gran parte del dente, c’è ancora possibilità di salvarlo?
In alcune circostanze, l’intarsio può essere una soluzione, sia esteticamente che funzionalmente.
Le carie, lo sappiamo tutti, sono uno tra i peggiori nemici dei denti! Le carie infatti possono scavare e danneggiare i denti al punto di comprometterne la loro struttura e solidità.
Quando una carie colpisce un premolare o un molare (per intenderci: i denti più posteriori) possono causare dei danni molto “scomodi”, compromettendo dei denti fondamentali per la masticazione.
Nel caso in cui una carie abbia danneggiato in modo severo un molare o un premolare c’è il rischio di dover arrivare ad estrarre il dente ed eventualmente sostituirlo con un impianto. Fortunatamente, però, esiste un’alternativa molto meno “invasiva” che mira a salvare il salvabile del dente naturale e “ricostruire” la sua solidità.
L’intarsio è, in parole semplici, un pezzo di composito modellato in modo da poter ricostruire la parte di dente che è stata danneggiata dalla carie.
Per essere realizzato è necessario trattare il dente cariato e prendere una sua impronta (un calco); tramite questa l’odontotecnico sarà in grado di costruire la parte mancante del dente utilizzando dei materiali molto simili al dente naturale. L’odontoiatra potrà quindi cementare questo pezzo sul dente malato, che nel frattempo è stato curato, e riportarlo alla sua struttura originaria.
L'intarsio garantisce una maggior protezione del dente sopravvissuto alla carie, distribuendo uniformemente il carico masticatorio. In questo modo il dente naturale potrà rimanere nella bocca del paziente, ma senza danneggiarsi più rapidamente degli altri denti sani.
L’intarsio viene realizzato con materiali di colore molto simile a quelli dei denti vicini. Durante la presa dell’impronta, l’odontoiatra ed l’odontotecnico fanno alcune prove con delle scale colore per capire quale colore utilizzare per la ricostruzione. Alla fine del trattamento, un intarsio ben realizzato viene difficilmente riconosciuto se non da un professionista.
La corona protesica, detta anche capsula, è una struttura che avvolge interamente il dente, che viene rimpicciolito in tutte le sue dimensioni. Tale tecnica è necessaria quando la carie si estende sotto il margine della gengiva o quando il tessuto dentale residuo è troppo ridotto per poter sostenere otturazioni o intarsi.
In pratica possiamo pensare all’intarsio come la via di mezzo tra l’otturazione, la chiusura di un piccolo buco creato da una carie diagnosticata e trattata sul nascere, e la corona, un manufatto protesico da utilizzare quando la carie ha danneggiato il dente fin sotto la gengiva.
L'intarsio dentale è un’interessante e valida tecnica per la ricostruzione di denti molto compromessi dalla carie, con notevoli vantaggi che garantiscono funzione, estetica e lunga durata nel tempo.
Il principale vantaggio dell’intarsio per il paziente è che permette di salvare il dente naturale, senza dover affrontare estrazioni ed eventualmente il posizionamento di un impianto.
Se durante una visita odontoiatrica ti vengono rilevate una o più carie molto estese, chiedi al tuo dentista se c'è la possibilità di posizionare degli intarsi.